Il romanzo narra la vicenda di un uomo che sceglie la solitudine della montagna per riscoprire il contatto con il mondo degli uomini semplici e con se stesso. Durante questo percorso, il protagonista si riapproprierà degli affetti e dei legami importanti, e scioglierà invece quei nodi che ancora lo stringono ai simulacri della vita moderna.

domenica 1 maggio 2011

*San Basilio ai tempi del colera

(*grande quartiere popolare periferie nord-est romana a ridosso del G.R.A.)

All'epoca portavamo i pantaloni corti
fino alla prima media... a volte anche oltre.
Giravamo sempre armati
fionde e breccole non dovevano mai mancare.
Avevamo un'idea fissa... sempre quella!
C'eccitavamo guardando le modelle dell'intimo
sul catalogo Postal Market.
Il pomeriggio, dopo la scuola, per chi c'andava,
in gruppo attraversavamo i campi
rubando finocchi o pannocchie... a seconda della stagione:
“attenti ar burino!” Se diceva che, se scoperti,
c'avrebbe sparato a pepe e sale!
A ridosso del raccordo anulare
quatti, quatti le mignotte ci mettevamo a spiare.
All'epoca non ce n'erano di straniere
erano quasi tutte del quartiere
capitava pure di riconoscere qualche viso familiare
in mezzo a noi, non di rado, c'era qualche figlio di mignotta... nel senso letterale.
Coll'occhi sgranati qualcuno sottovoce commentava:
“ammazza che bocce! Guarda quella nun c'ha le mutanne...
Madonna! Un gatto nero tra le cosce!”
S'infrattavano coi clienti e noi sempre lì a spiare
quando poi ci scoprivano erano sassate e parolacce
qualcuno, un po' più audace, accennava una risposta...
ma poi il fugone... s'arrivava il pappone!
Si diceva che c'avrebbe sparato colla pistola
stavolta senza pepe e senza sale!
Al ritorno verso casa, stanchi ed eccitati,
tra le canne della marana,
un rito consolidato s'eseguiva
quello della sega collettiva!
A quei tempi, a Napoli, c'era il colera.

Ivano Sallusti

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